UNA GITA D’ALTRI TEMPI (articolo 80° – 2005)
Non ho l’abitudine, per carattere, di indulgere troppo alla retorica delle ricorrenze e sono
più incline al fare che al parlare, per celebrare o ricordare fatti e persone che ci è dato
conoscere nella vita. Tuttavia l’altra sera, in consiglio, mentre si esaminavano le iniziative per celebrare l’80°, riflettevo che di questi anni ne ho vissuto, salvo qualche breve parentesi, la metà esatta: infatti (sono andato a controllare!) sulla mia tessera fa bella mostra di sé il primo bollino del 1965, raffigurante il profilo elegantemente stilizzato del Cervino.
Ricordo benissimo la volta che dovetti sottostare allo sguardo burbero ed indagatore del mitico signor Bellagamba, nel momento in cui presentai la domanda di iscrizione al sodalizio, ( la cosa funzionava così: uno inoltrava la domanda, presentato da un socio, ma veniva ammesso soltanto dopo che era stata assunta qualche informazione sulla moralità e sull’onestà dell’aspirante socio). Sottolineo questo non per nostalgia di quei tempi, ma per rendere l’idea della severità e serietà dell’ambiente di allora: essere socio era quasi un privilegio riservato a pochi e bisognava meritarlo. Quella sera, a chiedere l’iscrizione, eravamo un gruppo di ragazzi, quasi tutti coetanei, che si erano conosciuti ed avevano fatto le prime esperienze di montagna durante i brevi soggiorni nella colonia della parrocchia. Con molti di quei ragazzi sono andato in montagna per lunghi anni, con alcuni vado tuttora e, comunque, anche con coloro che la vita ha portato su strade diverse, è rimasta un’amicizia profonda, che resiste alla lontananza ed agli anni, come se alla base ci fosse un “comune sentire”.
Questa nostra storia comune iniziò con una salita al Marguareis per il Canalone dei Genovesi; quel giorno, presumo verso la fine di giugno di un anno non troppo lontano dal 1965, Arnaldo, Stelvio ed un certo Maggi , tutti e tre già maturi padri di famiglia, ci avevano guidati dal Pian delle Gorre fino al laghetto del Marguareis, lungo l’omonimo vallone innevato. La neve in giugno, stagione in cui noi liguri iniziamo a fare i bagni in mare, era una vera novità e, da allora, ha sempre avuto su di me un fascino particolare. Ma il tempo era tutt’altro che bello, camminavamo in una nebbia uggiosa e bassa, che ogni tanto si alzava per lasciare cadere qualche fiocco di neve gelata e granulosa e, subito dopo, si richiudeva e limitava la visibilità a poche decine di metri. Ci infilammo tutti nello spazio creato dal disgelo tra la neve e la parete di un enorme masso rotolato, qualche migliaio di anni prima, sul fondo del cono di deiezione del Canale dei Genovesi ( c’è ancora, ogni volta che passo di lì vado a salutarlo: è come ritrovare un vecchio amico). La parete strapiombante del masso offriva un po’ di riparo e ci apprestammo a fare colazione, un po’ delusi e con qualche imprecazione all’indirizzo della malasorte… Erano tempi in cui non si avevano troppe pretese in fatto di alimentazione: un po’ di zucchero, pane e salame, tonno in scatola o la classica Simmenthal erano le cose che andavano per la maggiore; nella borraccia, poi, portavamo il vino (“tanto l’ acqua si trova facilmente lungo il cammino”). Solo qualche sconsiderato la riempiva di the, ma veniva tacciato di snobismo e trattato da deficiente, come non può che esserlo chi si carica di un peso inutile, rinunciando ad un liquido che scalda e mette allegria. Rivedo, come fosse adesso, uno dei miei giovani compagni, Giacomo, togliere dal sacco due uova sode (amorevolmente preparate dalla mamma) ed un cartoccio di sale per insaporirle e, gustandole, raccontare di certe pratiche scaramantiche in uso dalle sue parti: gettare dietro alle spalle alcuni grani di sale per propiziarsi la fortuna.. Ridendo lo invitammo a farlo e lui eseguì la cerimonia propiziatoria tra i sorrisi e i lazzi di tutti. Sarà sicuramente stato un caso, sarà che sulle Alpi Liguri il tempo è ballerino in primavera, fatto sta che, poco dopo, si levò un bel venticello, la nebbia si dileguò in un batter d’occhio e l’erto canale di neve si mostrò in tutta la sua bellezza, emozionando noi che lo vedevamo per la prima volta. I nostri capi estrassero velocemente piccozza e ramponi, ci legarono come salami e, dopo averci brevemente indottrinati su come procedere sull’erto pendio, iniziarono a salire. Devo dire che non ricordo molto altro di quel giorno, solo l’arrivo sulla vetta, in un tripudio di sole, mi e’ rimasto stampato nella memoria. Eppure la giornata fu sicuramente ancora lunga,basti pensare alla discesa del Canale dei Torinesi,che non sarà stata poi così banale soprattutto con una banda di principianti, come noi eravamo. Da allora sono tornato più volte, per molti anni quasi ad ogni stagione; sempre si è rinnovato il piacere di percorrere la montagna con vecchi e nuovi amici ed ogni volta il mio pensiero e la mia gratitudine sono andati ad Arnaldo ed a Stelvio, che furono i nostri maestri in quella occasione ed in molte altre.
Proponiamo ai soci di dare uno sguardo alla storia dell’escursionismo nella nostra sottosezione, proprio nel senso più letterale del termine: essa, infatti viene narrata per immagini, salvo le didascalie e qualche commento, ritenuto essenziale per rendere la trattazione chiara e completa.
Pubblichiamo due riproduzioni “d’archivio”: la prima gita effettuata dalla neonata associazione e quella del suo secondo anniversario; nel seguito è stata inserita una fotografia per ogni decennio
Riportiamo qualche dato statistico relativo ai decenni 80 e 90 (vedi Cai-Notizie del gennaio 2001): 109 mete diverse nel primo e 140 nel secondo, con netta predilezione per il M. Tobbio, seguito da M. Antola, M . Carmo, M. Caucaso, ecc.,ecc. e, negli anni 90, il boom della partecipazione alla Mare e Monti di Arenzano (record storico di 56 partecipanti nel 1997). Degli ultimi anni diamo…… i numeri: abbiamo avuto poco meno di 500 presenze nelle gite sia per il 2001 che per il 2002, un forte calo nel 2003 (poco più di 400) ed un’ottima ripresa nel 2004 (quasi 500).